di Rossella Gemma
Un italiano su 10 soffre di malattia renale cronica (MRC), ma nella maggior parte dei casi non ne è consapevole. La malattia, infatti, può restare a lungo asintomatica. La diagnosi tardiva può causare il progressivo declino della funzionalità renale, rendere le terapie meno efficaci, fino a portare alla necessità di sottoporsi a dialisi o a trapianto di rene. Inoltre, la malattia renale si accompagna a un notevole aumento di co-morbilità e mortalità cardiovascolare. La prevenzione primaria e la diagnosi precoce risultano, quindi, pilastri fondamentali su cui investire per migliorare la qualità di vita dei pazienti, assicurare trattamenti più efficaci e ridurre i costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
“La malattia renale cronica è definita come una condizione di alterata funzione renale che persiste per più di 3 mesi ed è classificata in 5 stadi di crescente gravità, il cui stadio finale necessita di dialisi o trapianto. I principali fattori di rischio per MRC sono il diabete, l’ipertensione, la familiarità per malattie renali e precedenti eventi cardiovascolari. Il numero di persone affette da MRC è in aumento nel mondo; in Italia si stima siano circa 6 milioni, principalmente in fase iniziale. Nelle sue fasi iniziali la malattia può essere silente; così, è ancora spesso sottovalutata e diagnosticata tardivamente” spiega il prof. Loreto Gesualdo, Università Aldo Moro di Bari, Presidente della Federazione Italiana delle Società Medico-Scientifiche (FISM). “Per molto tempo gli strumenti terapeutici sono stati limitati; oggi vi sono nuove opzioni, come la classe di farmaci SGLT2i, che hanno mostrato importanti benefici cardiovascolari e renali, con un’efficacia maggiore se assunte nelle prime fasi della malattia”.
Da questo punto di vista, una diagnosi tempestiva risulta fondamentale nell'ottica di una migliore presa in carico e gestione del paziente, e il ruolo del medico di medicina generale è quindi essenziale per identificare i pazienti a rischio e nelle prime fasi della patologia, grazie a esami semplici come analisi del sangue e delle urine, così da intervenire precocemente, riducendo la necessità di trattamenti complessi e ad alto impatto sulla qualità di vita come la dialisi. Per raggiungere questo scopo è essenziale promuovere una stretta collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti, nefrologi, in primis, ma anche cardiologi e diabetologi.
Risponde a questa esigenza anche l’iniziativa nazionale WEEKIDNEY che vede la collaborazione tra medici di medicina generale (MMG) e specialisti nefrologi per promuovere la salute dei reni. L'iniziativa intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulla malattia renale cronica e offrire a persone con diagnosi o a rischio di MRC la possibilità di effettuare una consulenza nefrologica gratuita e ricevere consigli utili alla prevenzione e alla gestione della malattia. “Il medico di medicina generale, oltre che figura chiave per le attività di prevenzione, gioca un ruolo cruciale come prima figura ‘sentinella’ in grado di diagnosticare precocemente e promuovere percorsi virtuosi di assistenza integrata con il nefrologo e altre figure sanitarie. Purtroppo, in diversi Paesi, inclusa l’Italia, esiste a oggi un ‘gap di consapevolezza’ nel riconoscere la MRC. L’iniziativa WEEKIDNEY offre quindi a medici e specialisti un’occasione di confronto, crescita e condivisione sulle necessità dei pazienti e i nuovi modelli assistenziali da applicare” aggiunge il dott. Gaetano Piccinocchi, Medico di Medicina Generale e Membro della Giunta Esecutiva Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). Le consulenze si svolgeranno a partire dalla seconda metà di novembre 2023 presso ambulatori di MMG distribuiti sul territorio nazionale. Le persone che hanno già una diagnosi di MRC o presentano importanti fattori di rischio per questa malattia saranno invitate dal loro MMG a incontrare presso il suo ambulatorio un nefrologo per una consulenza specialistica gratuita.
“L’iniziativa WEEKIDNEY è importante innanzitutto perché contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, aumentando la consapevolezza sulla necessità della prevenzione e della diagnosi precoce, sui sintomi da non sottovalutare e sulla corretta gestione della malattia per cercare di rallentare l’entrata in dialisi. Convivere con la MRC presenta importanti sfide per i pazienti e i caregiver, anche di carattere psicologico e sociale. Una gestione integrata del percorso diagnostico-terapeutico, attraverso reti territoriali strutturate di medici, specialisti e operatori sanitari, può non solo portare benefici per la salute e qualità della vita dei pazienti, ma anche farli sentire più supportati dal punto di vista psicologico” sottolinea il prof. Massimo Morosetti, Presidente Fondazione Italiana del Rene (FIR) e Direttore UOC nefrologia e dialisi ospedale GB Grassi Roma.