del Dott. Alberto Volponi
“Libertà va cercando ch’è si’ cara, come sa chi per lei vita rifiuta”. Siamo al primo canto del Purgatorio e Virgilio così presenta Dante, cercatore di libertà, a Catone l'Uticense che arrivò al suicidio per non affrontare l'onta di perdere la libertà. Il suicidio, condannato da Dante nell'Inferno con l'episodio di Pier delle Vigne, e da cattolico non poteva essere altrimenti, diventa, nel caso di Catone, un atto supremo di affermazione della libertà contro il pericolo di abolizione delle libere istituzioni minacciate da Giulio Cesare. Nella storia anche contemporanea gli esempi di estremo sacrificio per l'affermazione della libertà sono numerosi: dai monaci buddisti negli anni ‘60 contro il regime vietnamita che, cosparsi di benzina si lasciavano bruciare vivi, a Jan Palach nella Praga del ‘68 invasa dai carri armati sovietici. Non sempre, tuttavia, si è fatto buon uso della libertà. Durante la rivoluzione francese Madame Roland, viscontessa, già musa dei Girondini, mentre si avviava verso la ghigliottina perché erano arrivati al potere i Giacobini, nel passare sotto la statua della Libertà in place de La Revolution, oggi de La Concorde, ebbe ad esclamare: “Oh liberté, quel de crimes on commet en tou nome”; quanti delitti si compiono in nome della libertà! Con queste premesse ci appare eccessivo, quasi irridente, innalzare il vessillo della libertà e autoproclamarsi come ultimi difensori contro la dittatura sanitaria, in un crescendo di rifiuti; prima no alle mascherine, poi alla rilevazione della temperatura corporea, agli screening sierologici e molecolari, no alla vaccinazione e infine al green-pass! è evidente che certi livelli di contestazione con rumorose manifestazioni organizzate, in alcuni casi anche violente, si raggiungono grazie a strumentalizzazioni ideologiche e populistiche di ataviche paure e diffuse ignoranze che vanno certamente capite e ascoltate, facendo ogni sforzo perché siano razionalmente superate. In un recente articolo il filosofo francese Luc Ferry affronta il tema del rifiuto, inspiegabilmente così determinato, dei contestatori non solo della vaccinazione ma di ogni forma di prevenzione. “Sono numerose le persone - egli scrive - fortemente convinte che ci stiano mentendo”, che i morti per Covid sono molto meno di quanto si dica o che, addirittura, il virus non sia altro che un'invenzione di chi è al potere e vuole imporre delle misure liberticide, come ha affermato il filosofo Giorgio Agamben. Ed ancora: “Nel fronteggiare il complottismo che aleggia sulla pandemia, quanto più si tenta di argomentare, di esporre fatti, tanto più si viene scambiati per agenti segreti del complotto, stesso”. Se da una parte è necessario un radicale ripensamento della strategia della comunicazione, de-istituzionalizzandola e affidandola a soggetti-simbolo che riscuotono consenso e fiducia, è a altrettanto vero che va stigmatizzata e contrastata l'azione di movimenti e partiti politici che, contraddittoriamente, nell'evocare ideologie in cui le libertà personali sono sacrificate di fronte alla necessità di costruire uno stato totalizzante, che “forgia” i suoi cittadini per il primato della “razza”, oggi sono i più accesi sostenitori del libero arbitrio in tema di vaccinazione. La storia non va letta scegliendo i capitoli che più ci fanno comodo! La vaccinazione antidifterica, che uccideva una persona su dieci infettate, fu, giustamente, resa obbligatoria in Italia nel ‘39 e sappiamo tutti chi sedeva a Piazza Venezia. Di fronte a epidemie o addirittura a eventi pandemici ogni governo, ogni parlamento, di ogni epoca, al di là della propria connotazione politica e ideologica, ha sempre inteso privilegiare la salute dei cittadini ricorrendo a misure anche draconiane, con l'isolamento forzato di intere comunità, e di città che sbarravano le loro porte di ingresso. Nella nostra Italia liberale la prima vaccinazione a essere decretata obbligatoria fu quella antivaiolosa con la legge Crispi del 1888. Oggi sono ben undici le vaccinazioni obbligatorie per legge che vengono somministrate ai nostri bambini fin dal terzo mese - dicasi mese - di vita. Si invoca per gli adulti l'articolo 32 della Costituzione, con una lettura parziale e un'interpretazione arbitraria, in materia di libertà di cura mentre non si comprende perché tale interpretazione non venga estesa nel caso dei nostri bambini, anch'essi cittadini italiani e parimenti tutelati nei loro diritti dalla Costituzione. Anche tutta la legislazione sul divieto del fumo nasce dall'esigenza di tutelare la salute del cittadino non fumatore che subisce passivamente gli effetti nocivi del fumo. Sappiamo bene i danni provocati dal fumo a livello polmonare e sull'apparato cardio-vascolare, danni che, tuttavia, nel caso di fumo passivo sono limitati e determinati da particolari condizioni ambientali e di durata all'esposizione. Eppure il principio della tutela della salute del vicino occasionale al ristorante o al cinema, per un possibile, quasi ipotetico, danno da inalazione passiva del fumo, ha infine portato il legislatore al suo divieto assoluto. Nessuno, a nostra memoria, ha mai accusato il Parlamento, né il Governo dell'epoca, di dittatura sanitaria, insultato ministri e scienziati! Da parte di tutti, sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza del difficile momento che viviamo, e di un maggior senso di unità e di solidarietà. Al contrario ci si divide, anche pretestuosamente, su tutto. Si invoca il rispetto dalla privacy per rifiutare il green-pass, diritto che abbiamo perduto da tempo visto che, grazie all'uso dei cellulari e alla montagna di informazioni che contengono, tutti sanno di tutto, mentre sono anni che ci chiedono, a ogni pie’ sospinto di mostrare i documenti di identità, a cominciare dall'ingresso alla stadio, mentre migliaia di telecamere, pubbliche e private, riprendono tutti i nostri spostamenti. In nome di questo ormai obsoleto diritto si chiede di sostituire il green-pass con l'autocertificazione! Ma se siamo stati capaci di stampare e vendere via internet a 100/200 € green-pass falsi al grido: “o’ grenn-pass, accattateve o green-pass!”. Se è tutto un fiorire sui social di battute per cui viene scomodato anche Draghi, in versione dandy, che imita George Cloney nello spot per Martini, con un “No green-pass no party”, pensiamo di dare un valore probante all'autocertificazione? Vista così potremmo concludere con l'ironia di Flaiano: “La situazione è grave ma non seria”. Purtroppo il Covid è una cosa seria con i suoi quasi cinque milioni di morti nel mondo e i nostri, in Italia, cinquanta al giorno!! Cosi come preoccupanti sono le contestazione dei no-vax nel mondo occidentale, lì dove, grazie al cielo, c'è la possibilita di esprimersi e di manifestare liberamente. Non vi è alcuna dittatura sanitaria in atto ma appare minacciosa, all'orizzonte, quella che potremmo definire una dittatura delle minoranze che finirà per minare i sistemi democratici.