di Rossella Gemma
Debolezza da un lato del corpo, bocca storta, difficoltà a parlare o comprendere (afasia), minor forza agli arti, vista sdoppiata o campo visivo ridotto, mal di testa violento e improvviso, insorgenza di uno stato confusionale. Sono i maggiori sintomi dell’ictus cerebrale e sul quale la World Stroke Organization ha voluto accendere i riflettori, sottolineando quanto sia importante il riconoscimento tempestivo dei sintomi lanciando il tema “Minutes can save lives”, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale di oggi, 29 ottobre.
La tempistica, insomma, come chiave fondamentale per salvare vite umane, perché quando si tratta di ictus ogni minuto è fondamentale: per ogni secondo che si ritarda dopo l'ictus vengono bruciati 32mila neuroni e per ogni minuto ben 1,9 milioni.
“L’ictus è una patologia tempo-dipendente - ha spiegato Mauro Silvestrini, Presidente dell’Italian Stroke Association (ISA) e Responsabile della Clinica Neurologica Ospedali Riuniti di Ancona, nel corso del webinar sul tema. I risultati positivi che possono essere ottenuti grazie alle terapie disponibili (trombolisi e trombectomia meccanica) sono strettamente legati, infatti, alla precocità con cui si interviene. È dunque fondamentale riconoscere il prima possibile i sintomi e chiamare il 112 per poter arrivare in tempi rapidi in ospedale. In questo modo si può pensare di ridurre non solo il rischio di mortalità, ma anche di evitare ictus particolarmente gravi, cercando di limitare danni futuri e soprattutto le conseguenze di disabilità, molto spesso invalidanti, causati da questa malattia”.
A.L.I.Ce. Italia Odv è da sempre impegnata in campagne di informazione per favorire la conoscenza dell’ictus cerebrale e dei fattori di rischio che ne favoriscono l’insorgenza, sottolineando che ben l’80% di tutti gli episodi potrebbe essere evitato, partendo proprio dalla individuazione delle condizioni sulle quali si può intervenire, grazie a opportune modifiche nel proprio stile di vita tenendo adeguatamente sotto controllo le patologie che ne possono essere causa.
È dunque di fondamentale importanza ‘intercettare’ il più rapidamente possibile i pazienti con FA e stabilire una terapia anticoagulante per ridurre il rischio di ictus, una volta effettuata la diagnosi.
L’ictus cerebrale, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Quasi 150.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili.
In occasione della Giornata Mondiale contro l’Ictus, anche l’Istituto Mario Negri ha avviato una campagna di sensibilizzazione sull’ictus e di raccolta fondi a sostegno della ricerca volta ad anticipare la diagnosi e a migliorare la qualità di vita dei pazienti. I ricercatori dell’Istituto sono impegnati da anni nella ricerca contro l’ictus, attraverso ricerche su modelli sperimentali e su pazienti, coordinate da Maria Grazia De Simoni e da Stefano Fumagalli, del Dipartimento di Neuroscienze. Il lavoro di ricerca ha evidenziato che i vasi del cervello, dopo l’ictus, espongono sulla loro superficie delle nuove proteine che fungono da segnali di pericolo. Il sistema immunitario, riconoscendo i segnali di pericolo attraverso una molecola chiamata MBL, innesca una risposta infiammatoria che contribuisce all’espansione del danno cerebrale.